10 Maggio 2022, 10:38

La riqualificazione delle periferie è un tema molto importante; ha trovato infatti spazio negli ultimi mesi tra le priorità del Governo a livello nazionale, ma anche delle Regioni e delle amministrazioni comunali. Una tendenza capillare che dimostra quanto questo tema sia effettivamente importante.

Riqualificare zone degradate è sicuramente importante e dà un segnale importante alle comunità in cui si effettuano gli interventi. Sembra un concetto quasi utopistico, ma chiaramente è necessario non lasciare indietro nessuno, intervenire laddove è necessario in maniera strutturale, profonda e mirata.

L’obiettivo è rendere le periferie vive e vivibili, ridurre il disagio abitativo aumentando contemporaneamente il patrimonio di edilizia residenziale pubblica. Questo approccio mira ad alimentare e rigenerare il tessuto sociale ed anche economico dei centri urbani; un altro obiettivo è spingere verso la sicurezza di luoghi degradati e favorire l’accessibilità e la funzionalità.

Per raggiungere questo obiettivo, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza costituisce un’opportunità davvero da non perdere, sia per le risorse che fornisce sia per gli obiettivi che persegue. Ne parliamo in questo articolo, a partire dal PNRR fino ad arrivare ai singoli interventi che già sono stati studiati ed approvati in alcune città italiane.

PNRR: cos’è e cosa c’entra con la riqualificazione urbana?

Partiamo dal definire cosa sia il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e che correlazione abbia con la riqualificazione urbana. Il Piano, approvato dal Governo Draghi ormai diversi mesi fa, prevede una serie di interventi da effettuare con il denaro fornito dall’Unione Europea.

Si tratta di risorse per oltre 200 miliardi di euro, una cifra veramente consistente, che permettono all’Italia di pianificare numerosi interventi in diversi ambiti. Naturalmente, però, è necessario seguire alcune linee date proprio dall’Unione Europea rispetto a questa iniezione di liquidità.

Tra queste linee ci sono tematiche legate alla sostenibilità, all’equità sociale, al mondo del lavoro ed a tantissime altre tematiche che ora sarebbe superfluo citare. Infatti, trattandosi di una cifra così elevata, sono davvero numerosi gli interventi che si possono pianificare.

Tra questi, c’è quello della riqualificazione urbana attraverso un programma ben definito, detto PINQuA. Questo programma, dove PINQuA sta per Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare, mira ad intervenire proprio sulle periferie, sulle zone più degradate dei nostri centri urbani e l’obiettivo è quello di rigenerare, come detto in precedenza, il tessuto economico e sociale di queste zone. Zone troppo a lungo dimenticate su cui ora si può fare un lavoro ben strutturato e con risorse che altrimenti sarebbero quasi impossibile da indirizzare in maniera consistente a questo genere di interventi.

PINQuA: quante risorse per la riqualificazione delle periferie

Come detto, le risorse stanziate per questo obiettivo sono veramente ingenti, ma a quanto ammontano e come si distribuiscono sui vari progetti?

Il programma al momento prevede un numero pari a 159 progetti che saranno finanziati attraverso 2,82 miliardi di euro. Questi progetti sono stati approvati e presentati da Regioni, Comuni e Città Metropolitane e solo quelli pilota, di cui come detto parliamo successivamente, sono già vicini ad una fase attuativa.

Rispetto ai 2,82 miliardi, circa 2,8 miliardi di euro provengono dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, cioè in realtà dal Recovery Fund dell’Unione Europea, mentre circa 20 milioni di euro derivano da residui del PINQuA del 2020 e del 2021.

Questo denaro finanzierà progetti che, oltre ad avere un impatto sociale, hanno anche un contenuto impatto sull’ambiente, saranno cioè sostenibili e moderni. Essendo legati in maniera così stretta al PNRR, però, hanno anche un vincolo temporale; questi progetti dovranno infatti vedere la luce entro e non oltre il 2026, cioè esattamente l’orizzonte temporale del PNRR stesso.

PINQuA: pronti i progetti pilota, in cosa consistono?

Vediamo ora i cosiddetti progetti pilota, cioè i primi che partiranno in ordine temporale e che hanno già un ok di massima.

Uno di questi riguarda la città di Messina, con l’obiettivo di risanare alcune aree di periferia demolendo vecchie abitazioni e costruendo nuove strutture residenziali. In questo caso il recupero e la rigenerazione degli spazi e delle abitazioni si concentra su zone ad alta densità di popolazione.

Il secondo progetto riguarda invece la Calabria, con l’obiettivo di ripopolare alcune zone attraverso la riqualificazione di edifici da destinare a famiglie in difficoltà, creando così anche una rete a livello sociale che può aiutare economicamente e non solo le famiglie più bisognose. Sempre in questa zona, si amplierebbe la rete di trasporti urbani attraverso mezzi sostenibili e non inquinanti.

Nella città di Milano c’è in cantiere un progetto pilota che mira a rendere più sicuri e moderni alcuni quartieri periferici. Mancano però ancora riferimenti precisi ai lavori da realizzare. Altrettanto vale per il Molise, dove sono previsti interventi nelle aree periferiche più degradate (in particolare a Campobasso) al fine di creare e riqualificare spazi di aggregazione sociale. Infine, ad Ascoli Piceno è in arrivo il progetto pilota per il centro storico, con anche in questo caso l’obiettivo di riqualificare le zone periferiche più degradate e socialmente più disagiate.

In ogni caso, questi progetti pilota possono ancora subire delle modifiche nei prossimi mesi, ma l’obiettivo di questi e di tutti gli altri progetti resterà quello di riqualificazione urbana delle periferie. Inoltre, circa il 40% delle risorse sono destinate al Sud, in quanto più bisognoso di questo genere di interventi.

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