La pandemia ha avuto un forte impatto sul mondo del lavoro, plasmando spazi, ritmi e flussi, incidendo sulla socialità e sulle abitudini di lavoratori e aziende.
Il Dipartimento di Architettura del Politecnico di Milano ha svolto un’analisi per comprendere quale sarà – dopo la cesura causata dallo scoppio della pandemia e dopo un periodo di limbo caratterizzato da quello che i ricercatori definisco ‘Covid-working’ – la famosa nuova normalità lavorativa, al fine di comprendere quali saranno gli impatti di questa nuova modalità organizzativa sulla produttività.
I primi risultati dell’indagine – che è ancora in una fase pilota, come spiega la ricercatrice del PoliMi Alessandra Migliore, a causa delle difficoltà nel reperire i dati – sono stati presentati Lunedì 1 Febbraio in una diretta streaming di confronto tra architetti e rappresentanti di grandi aziende, per capire come evolverà il futuro dei workplace.
Due fasi di ricerca
L’analisi è stata suddivisa in due parti: nella prima fase i ricercatori si sono concentrati sulla popolazione accademica, raccogliendo le risposte di oltre 8 mila docenti universitari. Il motivo per cui si è scelto di partire da questa popolazione – i ‘lavoratori della conoscenza’ – è quello di avere un gruppo omogeneo e facilmente contattabile.
La ricerca vuole evidenziare quanto un ‘cambiamento spaziale possa influenzare il lavoro (che è prevalentemente un lavoro di ricerca) degli accademici italiani’.
Le prime evidenze mostrano come il fatto di lavorare in un ambiente domestico abbia modificato le abitudini di ricerca rendendola un’attività meno collaborativa.
La seconda fase dell’indagine – ancora in progress – invece, prende in considerazione la popolazione di un gruppo di grandi aziende lombarde. Al momento, è emerso che nelle grandi aziende il lavoro da casa è rimasto la modalità prevalente. I dipendenti hanno apprezzato l’esperienza del lavoro da casa in termini di bilancio tra vita-lavoro e produttività, mostrando però gravissime perdite in termini di efficacia collaborativa, comunicazione informale e tacita, socialità.
Smart-working e produttività femminile
La ricerca mira anche a fare emergere se e come la produttività delle donne lavoratrici sia cambiata durante la pandemia e se questo dipenda dalla suddivisione degli spazi domestici. Come spiegato da Cristina Rossi-Lamastra, “la produttività del lavoro dipende da molti fattori, tra questi c’è la qualità dello spazio di lavoro. Durante le crisi economiche di qualsiasi origine, i gruppi di potere minoritario (i soggetti più vulnerabili) sono sempre i soggetti più colpiti”. Per questo la ricerca del Politecnico si impegna a rispondere a quesiti come ‘le donne hanno in effetti usufruito di spazi meno idonei al lavoro?’, ‘hanno subito più distrazioni (avendo maggiori compiti di cura)?’.
Appassionata di musica e libri, trascorrerebbe intere giornate con le cuffiette nelle orecchie, un romanzo e una tazza di té fumante in mano. Ama collezionare biglietti di viaggi e di concerti. Dopo una laurea in Marketing Management in Bocconi, ha cominciato ad occuparsi di Digital e Social Media Marketing in Wikicasa.