17 Ottobre 2022, 18:09

Qual è il modo migliore per riscaldare la propria casa? Se lo stanno chiedendo tantissime famiglie italiane che, purtroppo, devono anche fare i conti con il caro bollette. Gas e elettricità costeranno sempre di più e i dati di cui ogni giorno si parla non fanno altro che preoccupare famiglie e imprese, arrivando addirittura a soluzioni “casalinghe” per risparmiare qualche euro al giorno. Soluzioni talvolta convenienti ed a cui, onestamente, non avremmo mai voluto dover pensare. Non c’è però solo la questione del caro energia ad influenzare le scelte delle famiglie, ma anche i divieti, principalmente regionali, riguardo i consumi di un altro “metodo” per riscaldare la propria casa: il camino o le stufe.

Molti hanno in casa il camino, magari inutilizzato o solo trattato come elemento d’arredo, mentre altri ancora hanno voluto ricorrere alla stufa a legna o a pellet per riscaldare la propria casa a costi ridotti. Purtroppo, l’effetto a catena del caro energia sta portando alle stelle anche i prezzi del pellet, divenuto sempre più introvabile e, soprattutto, sempre più caro.

Divieti regionali: sanzioni per stufe e camini

Purtroppo, al complesso scenario dei rincari si aggiungono anche le regole regionali che prevedono delle limitazioni all’utilizzo di stufe a legna, stufe a pellet e camini. L’obiettivo generale è, naturalmente, quello di ridurre le emissioni di CO2 allo stretto necessario, applicando anche delle sanzioni che possono essere piuttosto salate.

In particolare, le regole cambiano da regione a regione, così come le sanzioni. A cambiare è anche la rigidità con cui queste regole vengono applicate, con regioni più permissive di altre e addirittura comuni che stanno lavorando per ridurre le limitazioni a favore dei cittadini che, come detto, devono già far fronte a rincari elevatissimi.

In generale, sono numerose le regioni che applicano divieti in tal senso, con l’elemento comune della combustione a biomassa, con sanzioni che partono dai 500 ed arrivano fino a 5.000 euro. Vediamo quali sono le regioni con le regole più stringenti e come vengono applicate.

Limiti e sanzioni: ecco le regioni più severe

Tra le regioni più severe nell’applicare queste limitazioni troviamo la Lombardia, con la Legge regionale del 2006 (art. 27, comma 4) che prevede sanzioni da 500 a 5.000 euro. Inoltre i controlli sono piuttosto rigidi. Tuttavia, nella provincia di Brescia sono in vigore regole diverse che permettono l’uso di stufe a pellet ed anche a legna fino al 2024 (solo sotto i 10 Kw di potenza).

Anche il Veneto è piuttosto rigido nell’applicare le regole; ci sono restrizioni per stufe e camini a legna sotto le tre stelle di classe inquinante. Anche i generatori di calore, da tre anni circa, non possono essere di livello inferiore a 4 stelle come classe inquinante.

In Piemonte c’è in vigore un pacchetto di misure per diminuire l’inquinamento; esso riguarda generatori di calore a biomassa (di potenza sotto i 35 Kw) e di classe minore alle 3 o 4 stelle. In Emilia-Romagna, invece, si sta attuando il Piano Aria Integrato Regionale che mira a diminuire in maniera programmata l’inquinamento atmosferico. Esso prevede il divieto di utilizzo di camini e stufe a legna o pellet di classe inferiore alle 2 stelle.

Queste le regioni in cui le regole sono più stringenti, con un’evidente presenza delle regioni del nord per ovvi motivi atmosferici, ma anche per regolamenti strutturati negli anni mirati a diminuire l’inquinamento. Le regioni del nord Italia non hanno solo gli inverni più rigidi, ma anche un più elevato livello di inquinamento atmosferico.

In conclusione, riportiamo l’iniziativa del sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad, il quale ha tolto tutte le limitazioni di utilizzo di stufe a pellet o legna ed i camini. Una scelta appositamente pensata per aiutare le famiglie in un periodo di così grande difficoltà: i sindaci di altri paesi o città seguiranno questo spunto? Lo scopriremo nelle prossime settimane, con il freddo invernale che è ormai alle porte.

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