
Per pagare le imposte sulla proprietà immobiliare, occorre effettuare le rivalutazioni delle rendite catastali. Ma cosa sono? Come funzionano?
Rivalutazioni delle rendite catastali: come funzionano
Ogni immobile è accompagnato dalla relativa visura catastale, ovvero un documento rilasciato dall’Agenzia delle Entrate e contenente informazioni rilevanti a livello fiscale.
Grazie a questo documento, è possibile risalire alla rendita catastale, ovvero ciò che il nostro immobile è capace di renderci in termini economici. In base ad essa, vengono calcolate le imposte da pagare sulla proprietà immobiliare.
La rendita catastale presente nella visura catastale potrebbe però non essere aggiornata. In questo caso, bisognerebbe effettuare una rivalutazione. Quest’ultima è fissata convenzionalmente a un tasso del 5% nel caso degli immobili compresi nelle categorie catastali A, C, D ed E, del 40% per quelli del gruppo B. Ci sono anche moltiplicatori di cui tenere conto.
Rivalutare la rendita catastale: quando è necessario e come procedere
Come abbiamo già detto, nella valutazione della rendita catastale entrano in gioco vari moltiplicatori. Essi possono cambiare in base agli aggiornamenti e ai cambiamenti della legislazione riguardante le imposte. Inoltre, la zona in cui si trova l’immobile potrebbe essere revisionata dal Catasto. Non dimentichiamo che gli interventi di ristrutturazione e i cambi di destinazione d’uso fanno solitamente aumentare la rendite catastale. In tali casi, quest’ultima va rivalutata e notificata al Comune. Il procedimento migliore è rivolgersi a esperti: il proprio commercialista, un CAF o anche un servizio online dedicato.
Rivalutazione Catasto: quali sono gli aspetti fondamentali
Nella valutazione e rivalutazione della rendita catastale, ci sono alcuni aspetti di cui tenere conto. Essa dipende innanzitutto dalle dimensioni dell’edificio, poi dall’uso che se ne fa (abitativo, commerciale… ). Anche la compravendita, la donazione e la successione possono incidere su di essa. Lo stato di degrado la fa diminuire.
Le dimensioni possono essere calcolate in vani, metri quadrati o metri cubi. Il loro valore totale va poi moltiplicato per gli estimi catastali, cioè le cifre associate alla destinazione d’uso.
Rivalutazioni catastali: guida pratica e normativa di riferimento
La rendita catastale viene valutata ai fini del pagamento dell’Imu, della Tari e dell’Irpef. Ciascuna di queste imposte viene calcolata in base a coefficienti fissati per legge e dipendenti dagli aspetti fondamentali di cui abbiamo parlato nel primo paragrafo.
Nel caso dell’Imu e della Tari, la rivalutazione è sempre del 5%, da cui si può dedurre questa formula: rendita catastale rivalutata del 5% x moltiplicatore di riferimento. Se un immobile è considerato storico, si ottiene una riduzione del 50%.
La normativa riguardante il sistema catastale è disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Il Catasto dei Fabbricati fu istituito con il decreto-legge n. 557 del 1993, poi convertito in legge con modificazioni dalla legge n. 133 del 1994. Dal 2026, però, sarà applicata la Riforma del Catasto, che stabilirà in particolare come calcolare le dimensioni degli immobili. Insieme alla rendita catastale, per ciascun immobile dovranno essere determinati il valore patrimoniale e una rendita calcolata sui parametri del mercato.
Per comprendere meglio la terminologia impiegata in questo articolo, puoi servirti di questo glossario.

Erica Gazzoldi è insegnante, giornalista e blogger. Ha pubblicato poesie, racconti e romanzi brevi.