Secondo Scenari Immobiliari – l’Istituto indipendente di studi e ricerche che analizza i mercati immobiliari ed in generale l’economia del territorio in Italia ed in Europa – la pandemia ha colpito un mercato immobiliare europeo in piena fase positiva e non lo affonderà.
A distanza di tre mesi dalla scoperta dei primi casi di Covid-19 in Italia e a due mesi dalla decisione di imporre al Paese una quarantena senza precedenti, l’impatto della pandemia sull’economia italiana ed europea sta iniziando a delinearsi con maggiore chiarezza.
Fatturato in calo nel 2020, ma previsioni positive di un forte rimbalzo per il 2021
Le stime elaborate da SI nel primo Outlook europeo 2020 indicano un calo del fatturato del 18,1 per cento, sotto i mille miliardi di euro, per il complesso dei 28 paesi europei.
“Il fatturato del mercato immobiliare italiano – commenta Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari – potrebbe subire un calo del 18,3 per cento, per sfiorare i 106 miliardi di euro nel 2020. Sono soprattutto i volumi scambiati a ridursi, per effetto di un blocco totale di tre mesi e una lenta fase di risalita per un periodo analogo. Le quotazioni medie sono in lieve calo, ma con settori in crescita come la logistica. Tuttavia, per il 2021 si attende in tutta Europa un netto rimbalzo dei mercati”.
Nonostante il mercato immobiliare italiano fosse in ritardo rispetto alle performance registrate negli altri principali Paesi europei, il 2019 aveva chiuso con un fatturato totale in crescita di circa quattro punti percentuali, al di sopra della media registrata dai principali cinque Paesi (3,6 per cento), per circa centotrenta miliardi di euro.
Il parallelismo con la crisi post 11 Settembre 2001
Per Mario Breglia – Presidente di Scenari Immobiliari – la situazione attuale potrebbe essere paragonata a quanto accadde dopo l’undici settembre 2001.
“Anche allora, si mise in discussione il modello di crescita delle città, la conurbazione eccessiva e la mancanza di attenzione alla sicurezza dei cittadini. Un certo modello di sviluppo era dato per morto. Per finita la costruzione dei grattacieli perché obiettivi troppo facili da colpire. Il nuovo modello di sviluppo doveva guardare ai piccoli centri e non alle metropoli. Come oggi, crollò il turismo e fu messa in discussione la globalizzazione.”
In realtà però nel quinquennio successivo all’undici settembre 2001 il mercato immobiliare italiano è cresciuto del 27 per cento (i prezzi di quasi il vento per cento) e quello europeo del 35 per cento, con un incremento delle nuove costruzioni superiore al secondo dopoguerra. Non fu per niente, come molti pensavano, la fine del real estate.
Verso una ridefinizione dello spazio vitale individuale
Per Breglia la crisi che stiamo vivendo servirà da stimolo e offrirà una forte spinta verso l’innovazione e la qualità. Si andrà verso una ridefinizione del concetto di ‘spazio vitale individuale’, con una nuova consapevolezza dei bisogni delle persone, sia in ambito residenziale che in un contesto lavorativo.
‘L’aver vissuto per settimane in case vecchie o senza balconi, cambierà le prospettive di investimento della famiglia – spiega – Piuttosto che il nuovo modello di suv, meglio una casa con una stanza in più’.
Allo stesso modo, negli uffici ci sarà necessità di più metri quadrati per addetto. La logica dello sfruttamento intensivo dello spazio è ormai superata. Vanno ripensati i luoghi del lavoro su superfici maggiori e con servizi innovativi.
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Web enthusiast, appassionata di viaggi, libri e scrittura. Siciliana d’origine, milanese d’adozione, dopo una laurea in Management presso l’Università Bocconi di Milano, entra a contatto col mondo delle startup e del Prop-tech. Oggi lavora come Consulente di Marketing.