09 Luglio 2022, 15:58

L’Italia si conferma come uno dei mercati più solidi secondo uno studio di Bloomberg

Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda, Repubblica Ceca, Ungheria, Austria e Portogallo, ecco i paesi più esposti.

Lo scenario economico mondiale dell’ultimo periodo, già minacciato dalla pandemia, dall’inflazione e dall’aumento dei tassi di interesse, dovrà fare i conti anche con la bolla immobiliare, fenomeno sempre più in crescita a livello globale.

In questo articolo cercheremo di capire cos’è la bolla immobiliare, analizzeremo lo scenario italiano e le cause che hanno portato alla formazione di questo fenomeno.

Cos’è la Bolla Immobiliare?

Nel settore immobiliare vi sono diverse condizioni economiche che incidono negativamente sul mercato, una tra queste è la bolla immobiliare. Si tratta di una bolla speculativa, in cui domanda, offerta e contesto sociale, fungono da assoluti protagonisti.

La bolla immobiliare è dunque la condizione economica in cui si registra una forte crescita della domanda degli immobili, da cui ne deriva un esponenziale aumento dei prezzi, destinati a raggiungere il culmine e a crollare precipitosamente.

Come anticipato dunque, la bolla immobiliare si sviluppa in 3 fasi:

  • Crescita: momento in cui si registra un lento ma progressivo aumento dei prezzi;
  • Incremento: momento in cui i prezzi subiscono una forte e rapida impennata, fino al raggiungimento del loro culmine;
  • Scoppio: crollo del mercato e precipitosa discesa dei prezzi degli immobili, i quali acquisiranno un valore ben lontano da quello reale.

Attualità, ottime notizie per l’Italia:

Un’attenta analisi condotta dal Bloomberg Economics, ottenuta dal calcolo della media degli z-score del primo trimestre del 2022, individua i paesi più esposti allo scoppio della bolla. Per l’Italia, i risultati sono positivi: quest’ultima si posiziona infatti in fondo alla lista, con un aumento dei prezzi pari al 3.4%.

Fonte: Bloomberg Economics; BIS; OECD

Analizzando il mercato immobiliare italiano, gli esperti evidenziano come prima della pandemia, nel 2019, i prezzi fossero in ascesa. Fu proprio l’emergenza sanitaria a causare un congelamento dei prezzi, i quali, hanno ripreso l’ascesa nel 2021. Ora, con l’aumento dei tassi e i mutui sempre meno accessibili, si prevede un ridimensionamento della domanda ed un rallentamento dell’aumento del valore degli immobili. Si presume infatti che per l’Italia il pericolo “bolla” rimanga un rischio remoto.

Lo scenario internazionale, le cause che stanno portando al crac del mercato immobiliare in Europa e nel Mondo:

Diversamente dal caso italiano, lo studio condotto da Bloomberg, rivela uno scenario preoccupante sia a livello europeo, sia a livello globale. Al primo posto della classifica troviamo la Nuova Zelanda, seguita da Repubblica Ceca, Ungheria, Australia, Canada, Portogallo e Stati Uniti.

L’aumento dei tassi su mutui e finanziamenti sanciti dalle più importanti banche centrali del mondo (vedi articolo), è indubbiamente una delle principali cause. A pronunciarsi è la presidente della BCE Christine Lagarde, la quale, afferma: “ […] Se da un lato la forte crescita dei prezzi delle abitazioni ha coinciso con una rapida espansione dei prestiti ipotecari, la normalizzazione della politica monetaria si traduce in una ripresa dei tassi sui prestiti bancari. Il che potrebbe rallentare la domanda del credito e l’acquisto di abitazioni. Occorre tenere presente – conclude Lagarde – che l’erosione del reddito reale delle famiglie, causata dell’inflazione, può incidere sulla capacità di servizio del debito delle famiglie. Tutti questi fattori incidono sul rischio di correzione dei prezzi degli immobili”.

Si prevede infatti che l’aumento dei tassi porti ad una diminuzione delle richieste dei mutui, i quali, sempre più inaccessibili, porteranno ad una netta diminuzione della domanda e ad un conseguente crollo dei prezzi degli immobili.

Ne sono un chiaro esempio Nuova Zelanda, Canada e Stati Uniti, paesi in cui l’aumento dei tassi ha portato ad una vera e propria inversione a U nel mercato immobiliare. Se infatti i suddetti paesi hanno goduto per anni di un mercato immobiliare ricco e florido, si percepiscono ora netti raffreddamenti.

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