Con i Bitcoin non si potrà acquistare una Tesla… come la mettiamo invece per gli immobili? La notizia per cui Elon Musk ha dichiarato che non sarà possibile comprare le sue Tesla con i Bitcoin – reputati dal tycoon una criptovaluta eccessivamente impattante sull’ambiente – ha fatto il giro del mondo. La dichiarazione ha avuto un impatto impressionante sul valore del Bitcoin che nel corso di una sola settimana è passato da un massimo di 48.974 euro a un minimo di 38.500 euro (in seguito alla dichiarazione). Il valore attuale nella giornata odierna è in ripresa e si attesta intorno ai 41.974 euro.
Come è andata effettivamente la faccenda e a che punto siamo nell’utilizzo di questa criptovaluta e della tecnologia che ne sta alla base – la famosa Blockchain – nel settore immobiliare? Andiamo con ordine.
Chi è Elon Musk e perché ha criticato i Bitcoin?
Elon Musk – di cui molti di voi avranno senz’altro sentito parlare – è un geniale ed eccentrico imprenditore sudafricano, naturalizzato statunitense. Ha fondato – tra le altre – società come PayPal e Tesla, azienda specializzata nella produzione di auto elettriche, la cui mission è quella di “accelerare la transizione del mondo all’utilizzo di fonti di energia rinnovabili”.
In realtà Elon Musk è un grande fan delle criptovalute. Mesi fa Tesla aveva annunciato un maxi acquisto di Bitcoin, dichiarando per la prima volta che sarebbero stati accettati anche pagamenti tramite la criptovaluta, contribuendo a dare un’enorme spinta alle quotazioni del Bitcoin.
Tuttavia, Musk ha fatto dietro-front a causa dell’eccessivo impatto ambientale di questa nuova moneta, spiegando su Twitter che “le criptovalute rimangono una buona idea e crediamo abbiano un futuro promettente. Ma non a spese dell’ambiente”. E che tornerà ad accettarla per transazioni e acquisti di suoi prodotti non appena sarà stato sciolto il nodo del consumo energetico, «quando ci sarà stata una transizione del mining verso fonti di energia più sostenibili».
A cosa si riferisce Musk? Forse non tutti sanno che il processo di generazione del Bitcoin – quello che in gergo tecnico si chiama mining – necessita di computer dalle prestazioni straordinarie, in grado di risolvere calcoli estremamente complessi. Sono dunque necessari processori a elevatissime prestazioni e macchine molto potenti. Di conseguenza devono essere adoperati sistemi di raffreddamento molto efficienti e che richiedono grosse quantità di energia. Secondo un’equipe di ricercatori dell’Università di Cambridge, stiamo parlando di una quantità di energia pari a quella in grado di soddisfare l’intero fabbisogno energetico di un paese della grandezza dell’Argentina.
Bitcoin, Blockchain e Immobiliare
Della Blockchain – la tecnologia che sta alla base dei Bitcoin – e dei suoi utilizzi nel settore immobiliare avevamo già parlato in un precedente articolo, dal titolo ‘Cos’è la Blockchain e come può essere utilizzata nel settore immobiliare‘.
L’articolo spiegava come il settore immobiliare stesse prendendo atto dei potenziali benefici offerti dalla Blockchain – migliorare la fiducia, contenere i costi e incrementare l’efficienza – e di come alcune startup immobiliari stessero cominciando ad accettano i Bitcoin come pagamento per abbassare le commissioni di transazione e per agevolare l’accesso agli investimenti da parte di investitori internazionali. Oltre all’utilizzo come metodo di pagamento, le due aree principali nel settore immobiliare in cui si prevede l’utilizzo di Bitcoin o Blockchain sono la creazione e ricerca di una catena di titoli per la proprietà e in funzioni di deposito a garanzia per scambi di valore.
Quali sono stati gli sviluppi da allora? Secondo quanto riportato da Yahoo Money, in aprile è aumentato negli Stati Uniti il numero dei venditori di immobili che accettano pagamenti in criptovaluta:
“Lo scorso mese sono state registrate 71 inserzioni che includevano criptovalute o Bitcoin nelle loro descrizioni sul portale di annunci immobiliari Realtor.com. Un numero corrispondente a 14,3 annunci ogni 100.000 case: il tasso più alto mai registrato.”
Sono sempre di più poi, specialmente negli USA, le società immobiliari che scelgono di investire in Bitcoin, come la Caruso, con sede a Los Angeles, una delle principali negli Stati Uniti. L’obiettivo dichiarato dall’azienda è quello di “creare un ecosistema orientato ai pagamenti digitali che include anche la realizzazione di applicazioni (dApp) basate su tecnologia Blockchain che avranno lo scopo di aumentare la capacità dei servizi commerciali della società”.
Non solo Bitcoin: in Portogallo è ora possibile acquistare interi appartamenti di lusso a Lisbona con un’altra famosa criptovaluta, Dogecoin.
Secondo l’esperto e appassionato di applicazioni della Blockchain nell’immobiliare Cristian Fresolone la vera ‘killer application’ di questa tecnologia in ambito immobiliare sarà sulle aste.
Grazie alla Blockchain è già possibile garantire con la massima affidabilità e trasparenza i contenuti documentali relativi ad ogni immobile oggetto dell’asta e le collocazioni temporali che ne hanno caratterizzato la procedura. In un prossimo futuro sarà invece possibile mappare digitalmente la storia completa dei cespiti presenti nei tribunali italiani. In un settore come quello delle aste che necessita sempre più di sburocratizzazione e trasparenza, sarà possibile archiviare: gli attori della procedura, le caratteristiche dell’immobile, la garanzia reale, i riferimenti dell’esecuzione, l’investimento sottostante di prodotti finanziari.
Classe ’93, sportiva dalla nascita, amante dei viaggi e dell’avventura e interessata al mondo digital. Dopo una laurea in Management dell’Impresa all’università Cattolica di Milano si occupa di marketing e comunicazione nel settore del Real Estate.