11 Agosto 2018, 15:59

Con le compravendite in aumento il valore delle case è cresciuto, come dimostrato dai dati semestrali presentati dalla Camera di Commercio di Milano, relativi al primo semestre di quest’anno, che evidenziano una certa dinamicità specialmente nelle zone più ambite della città e le costruzioni di qualità migliore, mentre per le zone di periferia e nell’hinterland, la situazione è più stabile. Questo ovviamente influisce anche sugli affitti a Milano, i quali fanno registrare un aumento nel rendimento del 3%.

Mediamente il prezzo di una casa di nuova costruzione a Milano si aggira intorno ai 4.900 euro al metro quadro, valore in crescita del 2% nel primo semestre del 2018, mentre si scende al di sotto della media dei 4.000 euro al metro quadro, se si considerano anche tutte le altre zone del capoluogo e ogni tipo di costruzione, nuova e non. Le zone più richieste si confermano comunque quelle intorno a Via della Spiga, Vittorio Emanuele, San Babila e Montenapoleone, con cifre che vanno oltre i 12.000 euro al metro quadro. I prezzi sono uguali spostandosi su Missori e Brera, in crescita di ben 9.000 euro al metro quadro rispetto all’anno precedente. Tuttavia, l’offerta per gli affitti delle case a Milano è sicuramente da migliorare.

La natura sempre più internazionale del capoluogo lombardo, soprattutto dopo Expo, ha contribuito a un lieve miglioramento che si trascina da dieci anni, insieme alla domanda in crescita in relazione con le iscrizioni universitarie. Milano non è certo il centro per l’istruzione universitaria per eccellenza, ma viene vista da tanti giovani che non riescono a trovare un’occupazione che rispecchi la loro preparazione come un luogo dove potersi affermare con maggiori possibilità di successo.

La domanda degli affitti è certamente in aumento, facendo registrare dal 3 al 5% in base all’ubicazione e la qualità dell’immobile. Tuttavia è un mercato più difficile da accontentare, più esigente, non solo in cerca di una migliore qualità delle mura, ma anche di servizi migliori in funzione dei determinati usi che si vuole fare dell’immobile. Basti pensare agli studenti, la senior living, all’occupazione di più coinquilini e altre situazioni annesse.

Ma la domanda, pur facendo parte del mercato, non basta a determinare da sola un miglioramento nel settore, infatti l’offerta è ancora lenta. Questo è dovuto a un fenomeno che recentemente è sempre più in espansione, ossia il mercato degli affitti temporanei dedicati al turismo, che influisce in modo negativo sulla disponibilità di appartamenti a uso residenziale. Oltre a questo, le formule degli affitti sono per la maggior parte 4+4, come stabilito nel 1998, cosa che non si adegua bene ai tempi odierni, oltre a costituire alcuni problemi a livello fiscale.

Mediamente i canoni richiesti per le locazioni partono da 240 euro annui al metro quadro per un monolocale, scendendo a 200 euro per un bilocale e fino a 115 e 110 euro per trilocali e fabbricati da quattro stanze e oltre. Il rendimento medio è di circa il 3% nelle zone più accessibili, mentre si parla del 4-5% per le costruzioni di qualità migliore e ubicate in zone più ambite.

Il Comune di Milano e Fondazione Welfare Ambrosiano, hanno avviato un progetto mirato a incrementare gli affitti a canone concordato. Tramite questo accordo, vengono concessi dei vantaggi fiscali e finanziamenti ai proprietari che decidono di affittare il proprio immobile con questa formula. C’è poi un’altra soluzione studiata per favorire il mercato degli affitti, che riguarda lo sfruttamento d’immobili allocati nell’hinterland, comunque ben collegati con la città e con diversi servizi a disposizione che soddisfino quindi le esigenze degli affittuari, ma a prezzi inferiori.

Secondo i dati del marketplace immobiliare idealista, le richieste di locazione nell’ultimo anno sono salite del 84,7%, mentre sulle quote d’affitto si registra una variazione del +3,9%
Questo dato in crescita è determinato effettivamente dalla crisi, poiché la maggior parte dei lavoratori non è in grado di affrontare le spese di un mutuo e quindi preferisce i prezzi più bassi di un affitto. Anche l’aumento della disponibilità a muoversi dalle proprie città verso altre per diverse ragioni, come studio, lavoro, turismo ma anche motivi familiari, ha determinato questa crescita.

Negli ultimi anni si è comunque reso evidente un passaggio da una propensione all’acquisto di un immobile a una preferenze all’affitto, dettata non solo dalla reale condizione economica, ma anche dal tipo di educazione finanziaria degli ultimi anni, che ogni giorno convince sempre più persone a fare scelte più economiche.

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