La riforma introdotta dall’applicazione del DDL Europea 2018 – di cui avevamo parlato in un precedente articolo – sembrerebbe essersi risolta in un nulla di fatto, perché, nonostante i buoni propositi, non è mai decollata.
Infatti, come spiegato anche da Gian Battista Baccarini, presidente nazionale Fiaip “Nonostante i principi generali della norma siano chiari, c’è bisogno ancora di chiarimenti ministeriali”.
Vediamo nel dettaglio i motivi principali per cui la riforma non ha ricevuto alcuna implementazione a livello pratico:
- L’ostacolo delle Camere di Commercio: molti professionisti dell’intermediazione – in conformità con quanto prescritto dalla normativa – hanno fatto domanda presso le rispettive Camere di Commercio territoriali per aggiungere al proprio codice ateco (68.33.00: attività di intermediazione immobiliare), anche altri codici, allo scopo di poter fatturare regolarmente nuovi servizi ai clienti. Tuttavia, la riforma ha scoperchiato il vaso di Pandora del conflitto di interessi – senza per altro fornire risposte chiare – e onde evitare rischi, le CdC negano ogni commistione.
- Incompatibilità e conflitti di interesse: quali nello specifico? Il testo di legge si esprime con chiarezza sul fatto che l’agente immobiliare non possa essere anche amministratore di condominio. Rimane però il punto interrogativo sugli altri ambiti (consulenza creditizia, home staging, property management, …). Le autorità competenti auspicano l’avvento di una circolare interpretativa chiarificatrice.
- Rimangono i paletti preriforma: anche in seguito alla riforma, l’attività di agente è preclusa a tutti i dipendenti pubblici e privati, con riferimento particolare ai dipendenti di banche e assicurazioni, resta proibito l’incrocio tra agente e «professioni intellettuali affini al settore» (ad esempio geometri, architetti, certificatori) e rimane l’incompatibilità tra l’intermediazione e l’attività di produzione/vendita, in sostanza imprenditori edili.
Insomma, si tratta di un testo di legge poco chiaro, che lascia ampi margini di interpretazione. Finché permarrà questa situazione normativa, la riforma rimarrà pressoché inattuata, soprattutto nelle piccole realtà di provincia. Infatti, un’agenzia di grandi dimensioni – specialmente nelle grandi città dove il mercato è forte – può ovviare al problema organizzandosi in forma di multiservizi, cioè aggregando tanti professionisti diversi, ciascuno capace di rispondere alle varie esigenze riguardanti un acquisto (benché ognuno continui a fatturare separatamente). Diversa invece la situazione per il singolo agente che non vede l’ora di allargare la gamma dei servizi offerti.
Web enthusiast, appassionata di viaggi, libri e scrittura. Siciliana d’origine, milanese d’adozione, dopo una laurea in Management presso l’Università Bocconi di Milano, entra a contatto col mondo delle startup e del Prop-tech. Oggi lavora come Consulente di Marketing.