Il mese di settembre è stato decisivo per le principali banche centrali; attesissimo, il 13/09, il dato sull’inflazione americana, il quale, contro ogni previsione degli analisti che scommettevano su +8%, emerge un +8,3%; nonostante si riscontri un leggero miglioramento rispetto ai mesi precedenti (+8,5% nel mese di luglio e +9% nel mese di giugno), il dato sull’inflazione risulta al disotto delle aspettative degli esperti. Inevitabile la reazione della FED, la quale, in seguito alla riunione del 25 settembre, sancisce, per la terza volta consecutiva, un ulteriore aumento dello 0,75% dei tassi di interesse su mutui e finanziamenti. Di fronte ad un’inflazione così aggressiva, sottolinea FED, si prevedono rialzi sui tassi di interesse anche per tutto il 2023; l’obiettivo rimane quello di riportare l’inflazione al 2%, obiettivo che si prevede di raggiungere entro il 2025.
Sulla scia degli Stati Uniti d’America, la BCE annuncia ulteriori rialzi anche in Europa (dopo quelli di luglio e settembre), rialzi che verranno discussi nei prossimi meeting.
Ma quali sono gli effetti sui mutui e i finanziamenti in Italia?
I dati pubblicati da Experian mostrano una diminuzione della richiesta di mutui; si rileva un -13,77% nel mese di luglio rispetto al mese precedente e -23,26% nel mese di agosto. Tuttavia, i rallentamenti di questi ultimi mesi possono essere giustificati dalla stagionalità, dall’incertezza politica ed economica, oltre che dall’inflazione e dal conseguente aumento dei tassi. Saranno infatti i dati sui mesi di settembre e di ottobre a dare un quadro affidabile sull’andamento del mercato dei mutui.
“Il rallentamento delle richieste di mutuo è ovviamente legato al forte incremento dei tassi registrato nell’ultimo periodo; una salita vertiginosa che ha ovviamente interessato le famiglie con redditi più fragili, quelle che, per intenderci, sono in questo momento fortemente penalizzate dall’inflazione e dal caro bollette” spiega Antonio Ferrara, Founding Partner & CEO di Monety, società di mediazione creditizia, il quale, continua rasserenando “per qualcuno si tratta di una pausa di riflessione nell’ attesa che possano stabilizzarsi i tassi d’interesse. I dati di settembre sono confortanti, siamo fiduciosi, in questa ultima parte dell’anno, di chiudere il 2022 con oltre 700 mila compravendite.”
L’indagine condotta da Facile.it mostra una vera e propria inversione di tendenza. Se fino a qualche mese fa, 9 mutui su 10 erano a tasso fisso, nel mese di luglio, il 42% delle domande di mutuo presentano un tasso variabile. Ce lo conferma anche il CEO di Monety, il quale spiega: “rileviamo anche dalla nostra divisione digitale – mutuisi.it – un incremento significativo di richieste di mutuo variabile con cap, che è sicuramente il prodotto più venduto negli ultimi mesi ed è servito in parte per “difendere” il potere di spesa delle famiglie dato l’incremento vertiginoso del tasso fisso. Il mutuo variabile viene inoltre proposto anche con formule di opzione di cambio in tasso fisso o in modalità rata costante, formule estremamente flessibili e particolarmente apprezzate dai clienti in periodi di tensione come quello che stiamo vivendo nel corso del 2022.”
Mutui sempre meno accessibili per gli under 36
A subire le conseguenze maggiori dei continui aumenti dei tassi di interesse sui mutui, saranno soprattutto i giovani e chi ha in progetto di acquistare la prima casa. Quest’ultimi, oltre a dover pagare rate più alte, potrebbero infatti non riuscire ad accedere alle garanzie di stato della Consap, garanzia in vigore solo fino a dicembre 2022.
“Le generazioni che si sono affacciate al mondo del lavoro da qualche anno, sono quelle che tendenzialmente hanno minore stabilità economica e quindi le maggiori incertezze visto il complesso quadro economico. Rimane, tra quest’ultime, la tendenza a rimandar l’acquisto della casa per monitorare gli sviluppi; le banche, inoltre, intravedendo un decremento della qualità del credito, adottano politiche più conservative sul rischio.” Afferma il CEO di Monety.
L’aumento dei tassi di interesse avrebbe infatti superato quelli fissati dal Governo nel calcolo dei tassi minimi, rendendo, di fatto, i mutui agevolati per gli under 36, fuori mercato per le banche. Ce lo spiega nel dettaglio Renato Landoni, presidente di Kiron Partner Spa, società di mediazione creditizia del gruppo Tecnocasa:
“Sono numerosi i giovani, sia single sia in coppia, che in questi mesi hanno deciso di acquistare casa attraverso i mutui Consap. Per accedere a questo di fondo garanzia è necessario possedere determinati requisiti, come ad esempio un’età inferiore a 36 anni; è possibile quindi ottenere un mutuo superiore al 80% del valore dell’immobile, godere di vantaggi fiscali e di un tasso agevolato massimo.
Nei mesi scorsi gli indici dei tassi Eurirs sono bruscamente aumentati a causa dell’inflazione e della particolare situazione economica determinata dalla guerra. Il 30 settembre 2022 l’Eurirs a 25 anni è arrivato a toccare quota 2,63%, rendendo di fatto i mutui agevolati under 36 non più convenienti e sostenibili da erogare da parte di quasi tutte le banche se non riducendo in modo significativo gli spread da applicare al finanziamento. Di fatto i mutui con tasso fisso Consap sono diventati “fuori mercato”. I tassi di riferimento Eurirs sono infatti più alti dei parametri che il decreto aveva fissato nel calcolo dei tassi minimi, tarati sul periodo aprile-giugno 2022, quando i valori erano più bassi. Va detto però che, in alcuni casi, sarà ancora possibile stipulare con il prodotto Consap a tasso variabile anche se non tutti gli istituti continueranno a proporre questo tipo di prodotto.“
22 anni, laureanda magistrale in Marketing Management presso Università Bocconi, curiosa e appassionata di viaggi.
Dopo la laurea triennale in Bocconi, ha deciso di proseguire i suoi studi in Marketing per approfondire le conoscenze sull’analisi dei dati e strategie di vendita e comunicazione, con focus su innovazione e digital.