
Pierfrancesco Favino è l’attore protagonista di pellicole intensissime incentrate sulla storia contemporanea dell’Italia, quali El Alamein – La linea del fuoco (2002), Suburra (2015), Hammamet (2020), Nostalgia (2022) e L’ultima notte di Amore (2023). Adesso, è nelle sale Comandante (2023), dedicata a un militare realmente vissuto durante la Seconda Guerra Mondiale e famoso per un inconsueto atto di umanità.
Pierfrancesco Favino: chi è il “Comandante”?
La trama di Comandante è nota: Salvatore Todaro è il comandante del sommergibile Cappellini, nuovissimo e in procinto di combattere a fianco dei sottomarini tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale. Nell’ottobre 1940, mentre naviga in pieno Oceano Atlantico, incontra una nave mercantile che viaggia a luci spente. È il Kabalo, un’imbarcazione belga carica di materiale bellico inglese. Improvvisamente, il mercantile fa fuoco contro il sommergibile italiano. Nell’imprevista battaglia, il Cappellini affonda la nave. A questo punto, Todaro compie il gesto che lo renderà famoso e che farà scandalo nel senso positivo del termine: salvare i 26 naufraghi belgi altrimenti condannati a morte certa, su una zattera in mezzo all’Atlantico. Per farlo, deve navigare per tre giorni in emersione, mettendo a repentaglio la sua vita e quella dell’equipaggio e contravvenendo alle direttive del suo stesso comando. Lo fa in nome della non scritta “legge del mare”, come una novella Antigone in versione sommergibilista. Quando il capitano del Kabalo gli chiede perché lui e i suoi uomini abbiano corso questo rischio, arriva la risposta celebre: “Perché noi siamo italiani”.
Ma com’è la casa di Pierfrancesco Favino?
A questo punto, però, dobbiamo porci la domanda che molti si fanno: com’è la casa di Pierfrancesco Favino? Rispondere, stavolta, non è facile come in altri casi. Sappiamo che abita a Roma con la compagna, Anna Ferzetti, e i loro figli Greta e Leo. La zona è quella del Testaccio, area storica e popolare. Sappiamo che Favino, in casa, è un abile chef: stando alle parole della sua compagna, ama preparare piatti a base di pesce come gli spaghetti con le vongole o il carpaccio di gamberi rossi su pane guttiau con melograno. Questo fa pensare a una cucina ampia e attrezzata, con ogni comfort moderno.
Parlando di come ha trascorso il lockdown, Favino ha detto di aver scoperto in quel periodo di avere un “bisogno di condividere”, una “progettualità libera”, nonché buone capacità manuali. Se si è dato al bricolage, come queste dichiarazioni lascerebbero pensare, è probabile che ciò sia avvenuto in un’abitazione adeguata: spaziosa, con ampie aree comuni e diverse stanze. Ci sarà anche un giardino? Sarebbe l’ideale per collocare le proprie realizzazioni da bricoleur.
Visto che la coppia Favino-Ferzetti non sembra particolarmente eccentrica, anche la sua dimora è probabilmente semplice, senza eccessi da superstar esibizioniste. Se è vero che le case rispecchiano gli abitanti, possiamo immaginare che il “nido” di Favino al Testaccio sia pulito e sereno, con una buona illuminazione e fatto per godersi l’intimità domestica senza attrarre gli indiscreti. Anche la scelta di non far trapelare dettagli su stile e arredi è eloquente di per sé. Ci sono silenzi che valgono mille parole: quello sulla casa di Favino ci permette anche di sognare un po’.

Erica Gazzoldi è insegnante, giornalista e blogger. Ha pubblicato poesie, racconti e romanzi brevi.