
Affitti a breve termine: sono davvero un modo semplice e veloce per avere una rendita? Molte persone si interrogano su quanto possa essere conveniente aprire la propria seconda casa a turisti e viaggiatori per ragioni di lavoro invece di tenerla inutilizzata.
Eventi come il Giubileo o le Olimpiadi spingono chi ha immobili in posizioni strategiche a lanciarsi nel business degli affitti a breve termine, per sfruttare il fatto che i posti letto non sono abbastanza rispetto al numero di turisti in arrivo.
Questa opzione viene spesso presentata come rendita fissa e senza fatica, con rendite nette che arriverebbero persino al 7% annuo, ma non sempre queste promesse vengono attese.
Affitti a breve termine: casa già in possesso o investimento futuro
Quando si parla di affitti a breve termine, innanzitutto andrebbe detto che c’è una differenza tra chi ha già una seconda casa e sta pensando di metterla a reddito e chi la comprerebbe a questo scopo. Infatti, il 30,5% degli affitti a breve termine consiste in case ricevute in eredità, il 26% in appartamenti sfitti, il 28,7% in case che prima erano abitate dai proprietari e solo il 12% sono immobili acquistati a questo scopo.
Molti italiani rientrano nella casistica numero uno: hanno una casa ereditata o una casa vacanze che non riescono più ad utilizzare frequentemente, magari per problemi di salute o lavoro o perché sono cambiate le loro abitudini.
Affitti a breve termine: cosa considerare prima di un investimento
Chi sta pensando di comprare una seconda casa a scopo investimento per affitti brevi deve considerare alcuni parametri:
- città;
- location;
- stato dell’immobile;
- arredamento.
I primi due parametri, città e location, influiscono molto sulla possibilità di successo dell’affitto a breve termine, ma anche sulle spese che saranno necessarie per la gestione.
Gli ultimi due parametri, stato dell’immobile e arredamento, sono di interesse anche per chi ha già l’immobile e potrebbe pensare di ammodernarlo per renderlo più interessante.
Tutti e quattro i parametri sono importanti nel caso in cui si desiderasse rivendere.
Gestione degli affitti brevi: spese da considerare
Negli affitti a breve termine, vanno considerate alcune tasse fisse, come la cedolare secca al 21% e alcune variabili, che dipendono dall’affidarsi a portali online e servizi di gestione, che chiedono un compenso tra il 20 e il 35%.
Gestione degli affitti brevi: quando il proprietario diventa Property Manager
C’è chi, per evitare le spese variabili decide di fare tutto in autonomia, ma in questo caso ad essere donato alla causa è il tempo, e non poco.
Fare un marketing artigianale e occuparsi da soli delle attività e delle spese di gestione, vigilando affinché gli ospiti non creino danni, è molto impegnativo. Inoltre, l’immobile deve essere reso allettante con un mobilio moderno e funzionale, valorizzato da un servizio fotografico accattivante e professionale. Il proprietario diventa quindi un property manager, che lo fa come lavoro a tempo pieno.
Gestione degli affitti a breve termine in autonomia: oneri
Gli oneri sono infatti notevoli: i documenti vanno inviati entro ventiquattro ore alla Pubblica Sicurezza, vanno inviati i dati all’Istat, vanno versate le tasse di soggiorno, vanno inseriti gli estintori e fatti i corsi per imparare ad utilizzarli correttamente.
Ci sono poi le incombenze ordinarie come le pulizie e il cambio lenzuola, e le incombenze straordinarie, come i guasti tecnici o la gestione delle lamentele del vicinato.
Affitti a breve termine VS alberghi: c’è una vera competizione?
Chi propone affitti a breve termine tramite la propria seconda casa deve poi gestire l’ira del settore albergatori.
Non è un’ira davvero motivata, perché in effetti l’utenza dell’affitto breve e quella di un albergo è diversa e non sono settori in diretta competizione: infatti, di solito chi affitta un appartamento per un breve periodo lo fa per uno spostamento dovuto al lavoro o al bisogno di cure specialistiche effettuate in centri ospedalieri specifici.
Perché il privato preferisce proporre affitti a breve termine?
Perché questi aspiranti imprenditori non si rivolgono all’affitto a lungo termine? Lo spiega Marco Celani, presidente di Aigab, l’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi.
Celani, intervistato da Today.it, spiega:
“Nel 24% dei casi l’inquilino non paga. Negli ultimi anni non ci sono state politiche per ridurre questa componente elevatissima. La gente non si fida e ha ragione. […] La maggior parte delle volte non si tratta di persone che non ce la fanno a pagare ma che se ne approfittano. Chi conosce il sistema vince sempre ed è per questo che gli italiani non amano gli affitti a lungo termine.”
Parlando di seconde case, Celani aggiunge:
“C’è una quantità di seconde case impressionante: 9,6 milioni pari a quasi il 29% del totale. Non solo nei borghi, nelle località di mare o di montagna, ma anche in città dove il 15% degli immobili rimane vuoto. E come sappiamo le case vuote sono un costo”.
Affitti a breve termine: conviene investire?
L’affitto a breve termine è quindi vantaggioso? Come già anticipato, dipende dalle caratteristiche dell’immobile e dal posizionamento geografico. Se si possiede un immobile adatto alla locazione breve, e se si trova un sistema conveniente ed efficace per la gestione, l’affitto breve può diventare un affare.

In arte Irriverender, è Architetto di formazione, Docente di ruolo di Tecnologia, Copywriter e Seo Specialist.
Collabora con varie riviste e siti, scrivendo saggi su temi di architettura, domotica, design, real estate e tecnologia dell’abitare.